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The Shifters racconta una storia: quella della ricerca e dell’innovazione dell’Università

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Iniziamo dalla fine. Un progetto enorme che volge al termine. I riflettori puntati, personaggi illustri del mondo dell’Università che arrivano a Cagliari per vedere con i propri occhi ciò di cui si parla da tanto tempo. Le voci circolano. Si discute di un progetto rivoluzionario che vorrebbe raccontare dati, numeri e ricerche settoriali in modo alternativo, perché tutti le capiscano. Perfino i non addetti ai lavori, chi non frequenta le aule universitarie, un po’ per diffidenza, un po’ per timore. La ricerca è troppo lontana, pensano.

I grandi delle Università italiane arrivano a Cagliari quindi, per sentire in prima persona ciò di cui si parla da tempo. L’ANVUR tesse le lodi del progetto. L’ex ministro Lorenzo Fioramonti ha apprezzato l’iniziativa. Anche l’OCSE si è espresso favorevolmente.

Effetto WOW

Le voci di corridoio si trasformano in aspettative realizzate. Il progetto The Shifters dell’Università degli Studi di Cagliari è qualcosa di mai visto. Un modello di narrazione avvincente, degno delle migliori produzioni cinematografiche del momento, che coniuga i linguaggi, intreccia tutti gli strumenti comunicativi più attuali e traccia un racconto su più strati attorno alla ricerca universitaria.

Se racconti una storia tutto cambia. È questo il claim del progetto. E per i grandi degli Atenei italiani qualcosa è cambiato davvero. Cagliari stupisce. Il suo lavoro lascia a bocca aperta. Guarda che cosa stanno combinando, dicono. Felici di essersi fidati, di aver creduto fino in fondo che anche i più piccoli siano in grado di realizzare cose straordinarie.

Ma Cagliari, la sua Università, quel venerdì sera al Teatro Doglio, non sono piccole e si mostrano ancora una volta in tutta la loro grandiosità.

Immergersi nel racconto

“Nessuno dovrà sentirsi un semplice ospite” esordisce così Lorenzo Micheli, Education Policy Specialist e e moderatore. Inizia l’evento che in realtà è qualcosa di più. Gli ideatori del progetto hanno voluto confezionarlo perché fosse un ulteriore occasione di scoperta per il pubblico. L’evento è qualcosa di più. È un’esperienza. L’evento diventa esso stesso uno dei tanti livelli di comprensione della ricerca. E dice bene il presentatore. Gli ospiti non sono semplici ospiti. Ogni partecipante sente di far parte di quella storia. La ascolta, la scopre e poi la rende propria. Ma soprattutto, dopo questa serata, potrà continuare a raccontare storie diverse, nuove, sull’importanza della ricerca e della terza missione attraverso il potere dei linguaggi transmediali.

Le ambizioni

Maria Chiara Di Guardo è la direttrice del CREA UniCa. Futuro, speranza, scoperta e ricerca. Sono le parole chiave della sua filosofia. Nel 2018 il progetto muoveva i primi passi. Nessuno sapeva quale sarebbe stato l’esito. Eppure, per lei quel futuro ci sarebbe stato. Non rimaneva che scriverlo. Chi l’ha seguita in questa avventura ha pensato di prendere alla lettera le sue parole. E ha iniziato a scrivere. Lo script del trailer, poi la sceneggiatura delle tre puntate. La scrittura, dopo, si è trasformata in parole, in racconti per immagini, in suoni. Fiction, featurette, blog, podcast. I ricercatori accettano la sfida della Direttrice del CREA. Parlano della propria ricerca, collaborano con la troupe di registi e creativi. Costruiscono insieme la web serie, la prima ispirata alle ricerche dell’Università.

I volti della ricerca

40 ricercatori, 15 dipartimenti. La task force dell’Università ha messo a disposizione lo scrigno di saperi dell’Ateneo per raccontarsi in maniera alternativa su più fronti. L’unione fa la forza. È vero. La commistione delle ricerche ha permesso di raccontare storie differenti che abbracciassero tanti ambiti disciplinari.

Tre i filoni tematici principali: il cambiamento climatico raccontato nel primo episodio, le dipendenze nel secondo, le smart city nel terzo – proiettato in occasione della serata.

Quindi tre episodi, 40 featurette, 40 articoli di blog, 40 podcast, più di 100 paper scientifici. Il tutto raccolto all’interno di una piattaforma multimediale, nella quale l’utente ha la possibilità di scegliere un percorso unico e personalizzato alla scoperta del sapere accademico. In questo luogo ibrido, virtuale e reale, i ricercatori si mostrano, si raccontano, entrano in dialogo con il pubblico, con la società, con le imprese, con la politica, con il territorio.

La direttrice del CREA UniCa lo sottolinea a più riprese:

L’Ateneo è una terra fertile. The Shifters è un progetto sulla terza missione, sul trasferimento tecnologico. Allo stesso tempo è un progetto di orientamento, il risultato di un lavoro lunghissimo, nato dalla voglia di legare inoltre le ricerche con il mondo delle imprese. Il CREA, d’altra parte, è un centro che promuove l’imprenditorialità e noi crediamo che la ricerca possa creare opportunità anche in questo senso.

Altre storie

The Shifters non è l’unico punto di vista. Sale sul palco l’ANVUR. Antonio Uricchio, il presidente, parla della qualità della ricerca, dell’impatto che produce nella società e del suo contributo. La ricerca ha una responsabilità, quella di cui parla il progetto di divulgazione dell’Università di Cagliari: mettere a disposizione il sapere, farlo fiorire, generare ricchezza per tutti. L’ANVUR osserva da vicino questi eventi e si fa ispirare a sua volta. La vera responsabilità delle università corrisponde alla capacità di rispondere alle domande sociali emergenti.

Nuovi sguardi

È quello di Marco Martinelli, giovane TikToker, conduttore RAI e divulgatore scientifico che parla di biotecnologia, ma inoltre canta e balla. Sono le sue passioni. Lui lavora come ricercatore alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e racconta il sapere in maniera divertente e avvincente. Lo fa prevalentemente su TikTok, perché è questo il social che sta spopolando. Il pubblico giovane inizia ad occuparsi anche di scienza e allarga i propri confini, divertendosi. Cagliari regala una lezione importante, secondo il suo punto di vista: la terza missione si basa sullo scambio delle buone pratiche, sulla contaminazione fra competenze ed esperienze.

Il TikToker e presentatore RAI suggerisce alcuni consigli al pubblico, soprattutto ai più giovani che partecipano all’evento:

Guardate quello che fanno gli altri, imitatelo senza copiarlo e poi aggiungete il vostro tocco. Provate, buttatevi, sbagliare non sempre è sbagliare.

Rispondere ai bisogni della contemporaneità

Per Riccardo Pietrabissa, Magnifico Rettore dello IUSS di Pavia, è innegabile che alcuni siano primari mentre altri secondari. Filosofi, economisti, sociologi, medici studiano i bisogni. Quelli che consentono la vita e garantiscono la sopravvivenza. E gli altri che migliorano la qualità delle nostre esistenze. Il dilemma sull’importanza dei primi rispetto ai secondi porta a chiedersi quale sia il ruolo dell’innovazione, ad esempio quella tecnologica.

Vale la pena investire nel progresso tecnologico a fronte di altri grandi temi come quello dell’assenza di risorse primarie in alcune zone del mondo? Il dilemma etico persiste e richiede tempo ed energie per essere discusso. Allo stesso tempo il quesito sui bisogni chiama in causa l’intelligenza umana, la necessità di migliorarsi, rispondere a nuovi bisogni, coltivare le relazioni, i rapporti, creare nuove modalità di pensiero, accrescere il proprio sapere. E per questo vale sempre la pena prestare attenzione al processo di innovazione, perché mette in chiaro la direzione del progresso, dei bisogni contemporanei e del modo in cui rispondiamo alle grandi sfide del presente.

Che cosa succede a Cagliari?

Si traccia una direzione. Si ricerca un senso. Secondo Alessandro Fusacchia, ex capo di Gabinetto al Miur, The Shifters fa venire voglia di dedicarsi al cinema, alla scrittura e al mondo della divulgazione.

Quello che il CREA UniCa ha fatto grazie al Contamination Lab è stato il tentativo di abbattere le frontiere all’interno dell’Università, per mettere insieme ricercatori, professori, aspiranti startupper. The Shifters oggi racconta lo stesso desiderio, la stessa ambizione: abbattere le barriere per stare con la società, nella società.

Crea una visione condivisa il progetto di divulgazione dell’Ateno, aiuta i ragazzi a capire cosa fare, ad entrare nelle stanze dell’Università, incontrare i ricercatori, i veri protagonisti della scoperta e dell’innovazione per conoscere le sfide che l’Ateneo condivide con la società.

Se le serie tv richiedono allo spettatore la sospensione dell’incredulità per buttarsi a capofitto nella fiction raccontata, The Shifters allo stesso tempo chiede al suo pubblico di sospendere il giudizio per fidarsi della scienza, dei suoi protagonisti e per abbracciare insieme le sfide della contemporaneità e aiutare i più giovani a tracciare il futuro.

Premere il tasto play

Sono trascorse alcune settimane dall’evento in cui si è parlato di terza missione. Il progetto ha riscontrato enorme successo. L’ANVUR, i prorettori all’innovazione degli altri Atenei italiani si sono detti entusiasti, ritengono che il modello The Shifters costituisca un precedente molto interessante, che meriterebbe di essere replicato senza dubbio anche altrove. Un capitolo importante si chiude. Ma noi siamo pronti ad iniziare il successivo. Come ha suggerito la prof.ssa Di Gurado all’inizio di questa avventura: “Non ci resta che scriverlo”. Di nuovo, premiamo il tasto play.